sabato 3 marzo 2018

La mattina del voto quando eravamo comunisti


Noi comunisti il giorno delle elezioni ci preparavamo meticolosamente con un rituale uguale da Vipiteno  a Pantelleria.
I compagni rasati perfettamente, odoranti dello stesso dopobarba,  indosso il vestito delle cerimonie,con  l'Unità ben in vista sottobraccio, si avviavano al seggio con passo sicuro.
Il voto all'apertura del seggio era quando di più urgente c'era da fare.
Una volta votato si occupavano di tutte le attività che quel giorno erano d'obbligo, andare a prendere chi non aveva autonomia a casa e portarli al seggio, controllare che negli ospedali, nelle comunità, tutto procedesse secondo la legge ed impedire che nelle strade intorno ai seggi nessuno facesse propaganda, si occupavano poi di rifornire di acqua e panini gli scrutatori e i rappresentanti di lista.
In tarda mattinata tornavano al seggio insieme alle mogli,  le donne preferivano venire più tardi, non condividevano tanta fretta, pragmatiche associavano il voto al dopo messa o alla passeggiata della sera.
Noi giovani  eravamo tutti sguinzagliati a fare i rappresentanti di seggi o i più fortunati alla funzione di  scrutatori.Quel giorno non esistevano più amici ma solo avversari.
L'imperiosità di quel  votare alle 7.00 in punto era però il primo dei doveri.
Una sorta di superstizione, intrisa di fatalismo verso eventi avversi che dopo l'apertura dei seggi potevano accadere. Una emorragia cerebrale, un ictus, un incidente, tutto era possibile.
La probabilità di tanta negatività nell'immaginario di noi comunisti aumentava a dismisura quel giorno. L'attesa era tanta e bisognava mietere quei campi arati con cura e passione attraverso vendite del giornale tutte le domeniche, riunioni su riunioni quasi settimanali, in sezione bivaccavamo praticamente tutte le sere e chiunque poteva passare.
Succedeva poi che allo spoglio questa consuetudine aveva un suo effetto illusorio pazzesco.
Le urne venivano aperte e riversate sul tavolo, cominciava la conta dei voti con un susseguirsi di Partito Comunista, Partito comunista, Partito Comunista. Non durava a lungo anzi  più passavano le ore e più si diluiva la percentuale dei votanti PCI. Io non ho mai vissuto il PCI oltre il 21%, me ne andai in Germania e quando tornai non esisteva più. Eravamo diventati  DS e poi  PD ed oggi..lasciamo perdere, non  abbiamo tutti preso la stessa strada. .

Domani sono di guardia 8-20.
Mi alzerò alle sei per poter votare alle ore 7.00 precise.
Ho chiamato i miei colleghi in Rianimazione e avvisato che prenderò servizio con qualche minuto di ritardo.
Si rimane comunisti dentro, noi siamo rimasti tutti un pò così.