La Casa del Popolo in via Bligny, ma soprattutto la Sezione
del PCI di Via Giacomo Tauro sono state
per anni una casa a 360 gradi per
moltissime persone, un posto dove si andava la sera, si discuteva, si
raccontava,si organizzavano picchetti contro il caporalato all’alba del giorno
successivo, si parlava del costo della giornata in campagna, di Andreotti e di
Rumor.
C’erano tantissimi braccianti in sezione,anche piccolissimi proprietari di qualche “stoppello” ma essenzialmente braccianti, poi c’eravamo noi, 4 ragazzi di 16 anni circa, con tante idee e orizzonti di un socialismo come solo allora si potevano avere.
Alle sera,seduti in sezione, gli storici compagni come Vitti, Tateo, Aiuto, ce li ricordiamo bene, come nitidamente fisso ed indelebile è il volto, segnato da anni di fatiche e di una vita di dignità del compagno Michele Tapogna, per noi ragazzi l’Eroe assoluto, il grande vecchio, quello che con Nicola Pinto conobbe tutte le angherie, i soprusi,l’esilio, le mazzate e le purghe fasciste.
Michele Tapogna, con quegli occhi limpidi e trasparenti, quelle rughe che raccontavano una vita densa di contenuti veri,fatta di lavoro,di sudore, di famiglia e di schiena diritta.
C’era il compagno Nino Turi, anello di congiunzione tra noi e loro.
Nino era un uomo buono e mite, ma con la certezza di quella terra promessa immaginata e ben alimentata dalla propaganda del socialismo reale sovietico.
Nino ci credeva a tal punto che quando arrivavano le navi dell’Unione Sovietica nel porto di Bari,prontamente veniva informato dall’associazione Italia URSS di Bari,organizzava queste andate a Bari a cui solo noi ragazzi aderivamo.
Ci portava a salutare i “Tovarisc” marinai delle navi, a cui non era consentito scendere e passeggiare tra le vie della città.
Si saliva sulle navi,venivamo accolti con letizia, gentilezza e tentavano di venderci un po’ di cose come qualche Matrioska, della Vodka, delle sigarette.
Non avevamo una lira e nemmeno Nino ne aveva, però qualche pacchetto, una stecca su commissione la comperavamo.
Gite mitiche perché Nino le affrontava come una missione socialista: occasione di incontro con i fratelli sovietici.
Noi ragazzi lo seguivamo perché era una ottima e interessante alternativa alle noiose domeniche, tempi in cui a Castellana non esisteva nulla di laicamente aggregante e, francamente, era pure affascinante entrare in contatto con gente di cui l’America con metà dell’umanità parlava atterrita, un po’ come Berlusconi parla ancora oggi dei comunisti.
Su tutti noi,guardandoci con quegli occhi così intelligenti e acuti, sovrastava un signore piccolo e quasi senza collo, tanto miope da portare delle lenti spessissime.
Era il padre politico di tutti noi, ne avevamo letto, non senza difficoltà legate alla nostra ignoranza, le sue lettere dal carcere alla cognata Tania e i suoi racconti, che ci avevano tanto commossi, scritti per i suoi due bambini, lui nelle galere patrie a difendere la nostra libertà , prigioniero politico .
Era un ritratto che Sergio Niccolò De Bellis, pittore castellanese comunista, aveva regalato alla nostra sezione nel primo dopoguerra.
Il signore era ed è Antonio Gramsci, fondatore del Partito Comunista Italiano .
Nei nostri incontri ritorniamo spesso a parlare di quegli anni e puntualmente i ricordi si incrociano con quel quadro e con le nostre piccole e grandi storie di vita.
Quello che oggi ci unisce,come allora è quella radice comune che hanno tutti coloro che sono nati politicamente nel PCI, radice che ci distingue e di cui ne portiamo la fierezza di averne appartenuto.
In quella radice c’è l’idea della giustizia sociale, idea che ancora oggi quei 4 ragazzi, che oggi hanno più di mezzo secolo di vita, portano con se e da cui mai si separeranno.
Gran parte di noi non ha più una tessera di partito, ma nessuno rinnega la propria storia.
Ci accompagna come la vita ci ha insegnato si porta il bagaglio del passato, con le sue bellezze e le sue asperità, delusioni e successi.
C’erano tantissimi braccianti in sezione,anche piccolissimi proprietari di qualche “stoppello” ma essenzialmente braccianti, poi c’eravamo noi, 4 ragazzi di 16 anni circa, con tante idee e orizzonti di un socialismo come solo allora si potevano avere.
Alle sera,seduti in sezione, gli storici compagni come Vitti, Tateo, Aiuto, ce li ricordiamo bene, come nitidamente fisso ed indelebile è il volto, segnato da anni di fatiche e di una vita di dignità del compagno Michele Tapogna, per noi ragazzi l’Eroe assoluto, il grande vecchio, quello che con Nicola Pinto conobbe tutte le angherie, i soprusi,l’esilio, le mazzate e le purghe fasciste.
Michele Tapogna, con quegli occhi limpidi e trasparenti, quelle rughe che raccontavano una vita densa di contenuti veri,fatta di lavoro,di sudore, di famiglia e di schiena diritta.
C’era il compagno Nino Turi, anello di congiunzione tra noi e loro.
Nino era un uomo buono e mite, ma con la certezza di quella terra promessa immaginata e ben alimentata dalla propaganda del socialismo reale sovietico.
Nino ci credeva a tal punto che quando arrivavano le navi dell’Unione Sovietica nel porto di Bari,prontamente veniva informato dall’associazione Italia URSS di Bari,organizzava queste andate a Bari a cui solo noi ragazzi aderivamo.
Ci portava a salutare i “Tovarisc” marinai delle navi, a cui non era consentito scendere e passeggiare tra le vie della città.
Si saliva sulle navi,venivamo accolti con letizia, gentilezza e tentavano di venderci un po’ di cose come qualche Matrioska, della Vodka, delle sigarette.
Non avevamo una lira e nemmeno Nino ne aveva, però qualche pacchetto, una stecca su commissione la comperavamo.
Gite mitiche perché Nino le affrontava come una missione socialista: occasione di incontro con i fratelli sovietici.
Noi ragazzi lo seguivamo perché era una ottima e interessante alternativa alle noiose domeniche, tempi in cui a Castellana non esisteva nulla di laicamente aggregante e, francamente, era pure affascinante entrare in contatto con gente di cui l’America con metà dell’umanità parlava atterrita, un po’ come Berlusconi parla ancora oggi dei comunisti.
Su tutti noi,guardandoci con quegli occhi così intelligenti e acuti, sovrastava un signore piccolo e quasi senza collo, tanto miope da portare delle lenti spessissime.
Era il padre politico di tutti noi, ne avevamo letto, non senza difficoltà legate alla nostra ignoranza, le sue lettere dal carcere alla cognata Tania e i suoi racconti, che ci avevano tanto commossi, scritti per i suoi due bambini, lui nelle galere patrie a difendere la nostra libertà , prigioniero politico .
Era un ritratto che Sergio Niccolò De Bellis, pittore castellanese comunista, aveva regalato alla nostra sezione nel primo dopoguerra.
Il signore era ed è Antonio Gramsci, fondatore del Partito Comunista Italiano .
Nei nostri incontri ritorniamo spesso a parlare di quegli anni e puntualmente i ricordi si incrociano con quel quadro e con le nostre piccole e grandi storie di vita.
Quello che oggi ci unisce,come allora è quella radice comune che hanno tutti coloro che sono nati politicamente nel PCI, radice che ci distingue e di cui ne portiamo la fierezza di averne appartenuto.
In quella radice c’è l’idea della giustizia sociale, idea che ancora oggi quei 4 ragazzi, che oggi hanno più di mezzo secolo di vita, portano con se e da cui mai si separeranno.
Gran parte di noi non ha più una tessera di partito, ma nessuno rinnega la propria storia.
Ci accompagna come la vita ci ha insegnato si porta il bagaglio del passato, con le sue bellezze e le sue asperità, delusioni e successi.
Il PD di oggi non è il partito di Gramsci, Togliatti, Longo,
Berlinguer, non è la sua naturale evoluzione, ne è una parte e neppure
maggioritaria.
Il PD di oggi e anche di Rosy Bindi, Fioroni, Renzi e Letta che nulla,ma proprio nulla dividono con Gramsci.
Per questo chiediamo, nel rispetto della pluralità delle emozioni e della storia di piccoli e grandi cittadini,che il Circolo del PD di Castellana doni il quadro di Antonio Gramsci, alla Collezione delle opere di Sergio Niccolò De Bellis del Comune di Castellana.
Il PD di oggi e anche di Rosy Bindi, Fioroni, Renzi e Letta che nulla,ma proprio nulla dividono con Gramsci.
Per questo chiediamo, nel rispetto della pluralità delle emozioni e della storia di piccoli e grandi cittadini,che il Circolo del PD di Castellana doni il quadro di Antonio Gramsci, alla Collezione delle opere di Sergio Niccolò De Bellis del Comune di Castellana.
Quel quadro appartiene a tutta Castellana, alla Castellana
antifascista, alla Castellana che si riconosce in quel passato e che del
neoliberismo dell’ultima ora, di Giannino e dei suoi sostenitori non vuole
sentire parlare.
Il quadro di Gramsci è nostro e di chi non rinnega la sua storia.
Il quadro di Gramsci è nostro e di chi non rinnega la sua storia.
Mercedes Lanzilotta
Michele Micca Longo
Michele Micca Longo
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